Editoriale Luglio 2017

Editoriale di Luglio

LA CATEGORIA VINCENTE
Ci sono due categorie di Fotografi che segnano il tempo: quelli famosi al grande pubblico e quelli che maggiormente influenzano l’ambiente.
(Ce n’è una terza, quella degli Assoluti che dimorano in entrambe gli ambienti, ma quelli si contano sulle dita di una mano).
Non sempre infatti le due cose coincidono, si può essere famosi per il grande pubblico e per l’editoria, eppure avere poco peso “nell’ambiente”, viceversa essere un punto di riferimento per le generazioni a venire e per i fotografi contemporanei ma non riuscire a suscitare interesse nelle masse.
I nomi illustri risalgono alla notte dei tempi. Parlare dei sopravvalutati non è complicato sebbene sia antipatico, così ricorro ai media, mi tolgo dall’empasse e punto il dito sui produttori di Fine Art tipo Jeff Mitchum, fotografo di poster milionari, ma soprattutto su Peter Lik, un altro che sta in cima a quella classifica. Conosciuto dal grande pubblico che continua a comprare le sue immagini a suon di milioni, ma ignorato da Musei o Gallerie d’Arte (che non siano le sue).
Ma cosa significa invece rappresentare una categoria da guru venerato ma essere conosciuto da pochi?
Viene in mente Philip-Lorca diCorcia, che si trova su tutti i testi dotti ma poco nelle mostre di grande richiamo per flussi importanti.
È uno strano risultato, chissà noi stessi a quale categoria vorremmo appartenere, potendo scegliere.
Non credo che Lik viva male, anzi, anche se l’intellighenzia mondiale fa spallucce al suo indirizzo lui conta mucchi di dollari come se piovesse, ma se in medio stat virtus allora qual è il viatico per poter stare nel novero delle due categorie?
Una risposta quasi certa è che il vero nemico della upper class fotografica è la sovraesposizione, troppo stroppia e minimizza il valore assoluto, bisogna sapersi dosare ed essere schivi, ma qui si presenta un altro dilemma perchè essere schivi o fare i preziosi nel secolo delle grandi velocità significa perdere il treno.
Oggi un click può spazzare via anni di lavoro e sacrificio se non svisceri tutto il tuo appeal in quei 1-3 secondi, quelli che la gente dedica ad un’immagine che passa su uno schermo, dopodiché sei switchato (da: to switch, volgere in altra direzione) senza più memoria.
Tempi duri per chi vuole resistere alle ere.
Vi lascio il dilemma in cerca di un’equazione vincente, se mai si troverà, intanto la battaglia per un posto al sole continua.

Enzo Pertusio