Editoriale Ottobre 2021: Culo e camicia
Editoriale Ottobre 2021
Culo e camicia.
Gilbert&George (Prousch&Passmore i cognomi, anche se poco importanti perché il mondo li conosce come Gilbert&George) si conobbero nel ‘67, da allora vivono e lavorano insieme.
Usano la fotografia come forma di espressione, talvolta, non sempre.
La usano come commistione tra generi ma in loro è dominante l’espressività data dall’opera d’arte ancorché dal mezzo fotografico.
I loro temi riguardano le cose della vita, la religione, la speranza, la morte, il sesso e il denaro.
Fine della storia.
Perché ve ne parlo?
Perché la collaborazione, la loro certamente, ma non solo, può essere una fucina inesauribile di creatività. Perché dall’intelligenza creativa di due vulcani, e G&G lo sono, può nascere qualcosa di unico e irripetibile.
La cosa strana è che in fotografia raramente si decolla nelle collaborazioni.
Togliamo la Factory di Warhol e Shore che tanto era molto più trasversale del solo scattare fotografie, cosa ci rimane?
L’esperienza di Otto Steiner o dei Becher di Düsseldorf è cosa altrettanto diversa e complessa.
Quali altri grandi unioni la storia ci propone?
O’Keeffe&Stieglitz, ma erano un sodalizio nella vita. Forse Stieglitz e Steichen che almeno trattavano la stessa materia.
Nell’arte tour court si trovano più facilmente.
Lennon&McCartney, Fruttero&Lucentini, Abramović&Ulay e via andare, ma la materia anche qui è altra, idem per i fratelli Coen o i Taviani che, intanto, hanno il vincolo di sangue e questo è un passo più condizionato verso la collaborazione.
Contemporanei e vicini a noi sono i torinesi Botto e Bruno.
Anche loro non limitano il lavoro allo scatto fotografico ma almeno abbiamo un esempio concreto e vicino nel tempo e nei luoghi.
Una cosa l’abbiamo capita in fotografia: ciò che è mio è mio.
C’è questo ancestrale convincimento che la vena artistica sia il Graal da custodire con cappa e spada e tutto debba essere gelosamente segreto.
Questo è il mistico cliché della faticosa scissione corporale tra idea di creatività collettiva e mantenimento dell’IO superiore.
Quando mi è successo di vedere un lavoro a quattro mani in genere erano altrettanto chiari i distinguo tra le foto dell’uno e quelle dell’altro.
Forse era proprio questo il problema, il mio approccio e le mie aspettative.
Perché pensare che un’opera debba essere firmata da due artisti quando è sufficiente che sia ispirata da uno dei due per ritenersi collaborazione.
Una coppia artistica non deve essere necessariamente proiettata nella condivisione del diritto d’autore dell’opera finale in quanto realizzatori del click, ma in quanto esseri umani legati da questioni profonde quali, tra le altre: ispirazione e sentimento.
Senza Charis Wilson i ritratti di Edward Weston non sarebbero stati gli stessi.
Man Ray fu ispirato dalla sua musa artistica Kiki de Montparnasse condizionando la sua visione delle cose. Senza il loro alter ego sarebbero stati quelli che conosciamo oggi o George senza Gilbert sarebbe solo il signor Passmore ?