Editoriale Marzo 2019: In cornice è bello

Editoriale di Marzo

In cornice è bello.

 Lo disse guardando un dipinto di Giorgio Morandi. Disse: nei cataloghi delle mostre o nelle riviste dedicate, i quadri andrebbero rappresentati con la cornice. Così come li vediamo appesi ai muri nelle nostre e nei musei, così dobbiamo tramandarli nel tempo.
Lo diceva Ghirri a Giorgio Messori, la cornice è un’estensione, completa l’opera. Ancora, la cornice è una guarnitura, una finizione ma anche l’incontro tra due anime artistiche.
Pensiamo alle grandiosi opere della storia dell’arte, dalla pittura fiamminga ai Maestri russi, dal Rinascimento agli impressionisti tutti si sono avvalsi di cornici fatte da artigiani che artigiani di fatto non erano, non solo, erano dei veri artisti. Cornici ricche di intarsi e oro, intrise di significati, complesse ancor più delle opere che andavano a contenere.
La Fotografia non segue gli stessi comandamenti, la si può appendere senza cornici, coi bordi vivi, oppure con un bordino bianco o nero come i ricordini dei morti, spesso con un pass per incentivarne la profondità, ma la cornice da qualcuno è stata snobbata per questa consuetudine vernacolare che la fotografia debba contenere solo la sua quintessenza e lasciare il superfluo. Questo ragionamento al quale alcuni fotografi hanno aderito come una fede risuona più come superstizione che una vera convinzione. La domanda da porsi è: perché no? Perché una fotografia non può essere più bella se presentata bene, nulla di cosa sta attorno può inficiarne il senso. Non saranno spessori, materiali o vetri a mutuare l’oggettiva significazione dell’immagine, piuttosto il contrario. Insomma: in cornice è bello.

Enzo Pertusio

 

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