Editoriale Luglio 2022 – Approaching shadow 1954
Qualche anno fa ebbi la fortuna è l’opportunità di scoprire negli archivi subalpini questo capolavoro di Fan-Ho (che qui vedete nella sua riproduzione in dimensioni ridotte).
Mi ci volle un po’ per realizzare l’importanza di quel ritrovamento nell’incredulità del momento, surreale ed esitante.
L’aspetto fattuale riportava alla domanda che mi sono subito fatto, perché?
Perché quella foto fosse lì e perché nessuno, negli anni, nei decenni, se ne fosse mai accorto.
È stata una nemesi, lontanamente simile a quella che ha riportato in nuce la scoperta dell’archivio di Vivian Maier, con le dovute proporzioni.
La risposta sul perché fosse lì nei nostri archivi è arrivata per logica inferenza. La Società faceva concorsi internazionali molto seguiti negli anni ‘50, da qui tutte le altre considerazioni.
C’è un altro deja vu che va riportato per gli annali. Pochi mesi prima, in una serata sociale, mostrai quella e altre foto del maestro cinese. Il caso volle che poco dopo Fan-Ho venne a mancare e qualche tempo dopo ancora ci fu il ritrovamento della sua fotografia più famosa che vi ho appena menzionato, il tutto avvenne in pochi mesi.
Ovviamente sono tutte coincidenze, non credo alle congiunzioni astrali, alle superstizioni, e trovo giusto simpatici gli amuleti apotropaici ma non curativi. Credo però che ci siano momenti propizi in cui agire e che non si debba mai dare nulla per scontato. Credo anche che la conoscenza a questo mondo sia il nostro tutto e sia soprattutto un modo per difendersi dall’approssimazione, che impedirà di non dimenticare più nulla di prezioso dentro ad un cassetto. Fan-Ho ci insegna che la fotografia è magia, è bellezza onirica che supera i tempi, le razze e le culture, e che di fronte ad un’immagine così chiara e pulita si debba riflettere sulla meraviglia dell’essere umani, nonostante tutto.
Enzo Pertusio