Editoriale Luglio 2019: L.G.

Editoriale di Luglio

L.G.

Contrariamente a chi pensa che vivere il più a lungo possibile sia l’obiettivo primario a cui ambire, credo invece che sia la qualità della vita ad essere la vera priorità, e non l’accanimento a prolungarla. Nella fotografia vale lo stesso: la qualità, non quanto è voluminoso l’archivio.
Mi capita di invitare fotografi che mi dicono: non ho nulla di nuovo, come se il vecchio fosse da buttare, o il già visto possa annoiare.
Mi vengono in mente grandi artisti che hanno creato una carriera con un centinaio di fotografie soltanto (Jeff Wall n.d.r.) senza preoccuparsi di averne dieci in più ma donando loro stessi, emozioni comprese, a quelle già fatte. Non è allungando il brodo che la minestra verrà migliore.
E’ da poco uscito Colazione sull’erba del compianto Luigi Ghirri, postumo di quasi trent’anni, un’operazione ammirevole e coraggiosa.
Non si vedono evoluzioni o trasformazioni di un fotografo ma si fa un lungo passo a ritroso nei ricordi ritrovando quegli argomenti lasciati in sospeso. Per chi si fosse perso quel periodo o per le generazioni più giovani forse non c’è la percezione di assoluto e grandioso, e nemmeno di nuovo, per altri può essere un deja vù o un nostalgico revival che non aggiunge valore (ma nemmeno ne toglie) all’italiano che meglio e più ha influenzato il mondo internazionale della fotografia.
Io non amo ritorni di fiamma o la dietrologia leziosa, nemmeno se al timone ci sono eredi diretti, anche perché mi piacerebbe sapere cosa ne direbbe il protagonista, potendo, ma ci sono eccezioni.
Non che quest’ultima opera sia tutta imponente, anche per via delle consuete esigenze editoriali, ma ci sono dei tasselli che concludono un percorso iniziato e finito troppo presto. Forse adesso potremo mettere la cera lacca sulla pratica Ghirri e riporla in libreria con la serenità di aver chiuso il cerchio definitivamente.
Ci rimane la poetica dell’uomo, autore, artista, narratore, quella è come una cicatrice che non se ne andrà mai.

Enzo Pertusio

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