Editoriale Febbraio 2022: Brum brum
Editoriale Febbraio 2022
Brum brum
Un’automobile in un parcheggio fuori porta, in periferia, coperta con il telo grigio protettivo, senza una vera spiegazione diventa bella.
Diventa archetipo della forma, modello primigenio. Non svela cosa c’è sotto il telo ma innesca il mistero che affascina.
È la gabbia seducente del proibito che l’uomo non riesce a rifuggire. Vien voglia di alzare quel telo per scoprire quel che c’è sotto, ma sarebbe uno sbaglio da non fare mai.
Eppure con le macchine non è sempre così.
Le automobili sono gioie e dolori dei fotografi. Ne passa sempre una quando stai per scattare. Ce n’è sempre una a disturbare l’inquadratura. Ma poi, e in questo sta la poesia, diventano attrattive quando appartengono ad un mondo che non c’è più. Creano e alimentano la memoria storica. Evocano momenti del vissuto dell’umanità.
C’è un aura romantica che ci porta a sognare di fronte ad una vecchia carrozzeria.
L’auto e la fotografia. Quanta letteratura c’è dietro. Viene in mente Depardon e la vecchia Trabant sulla strada per Lipsia. La Buick rosa di Fred Herzog o la Cadillac ritratta a White Sands da Winogrand. Centinaia di immagini iconiche, migliaia di stereotipi la cui fissità è stata ripetuta ad libitum.
L’automobile è diventata un elemento naturale dell’ambiente dal quale è impossibile prescindere.
Non c’è stata nemmeno possibilità di scegliere ma solo di accettare perché le macchine sono ovunque e quindi, invece di escluderle o scegliere se posizionarle nella nostra scena, le abbiamo adattate passivamente come elementi compositivi imprescindibili.
Persino quelli che con una pennellata potevano cancellarle o meglio ancora non metterle, viene in mente Edward Hopper, in realtà ce le hanno lasciate perché non sono riusciti a sottrarsi al loro fascino.
Quindi l’auto si, va bene, la conditio-sine-qua-non è, però, che sia bella (o coperta con un telo qualora bella non fosse).
Non necessariamente sontuosa e costosa ma bella per linee, colori, forme, fascino e storia.
L’estetica è una componente fondamentale in fotografia, arriva spesso prima dei significati. È l’elemento di attesa e riflessione che rallenta il processo noncurante di passaggio alla foto successiva.