Editoriale Aprile 2023 – In genere aborriamo di fronte ad un orizzonte storto

In genere aborriamo di fronte ad un orizzonte storto.

Ce l’hanno detto, spiegato e ridetto alla nausea, almeno a noi della old school, quella analogica.

Ci dicevano che non va bene, è un errore, spesso un orrore, e che un mare storto si svuoterebbe se davvero fosse così in natura.

Però abbiamo convissuto con orizzonti non propriamente in bolla già dalla notte dei tempi. Avremmo mai l’ardire nel contestare a Robert Capa la mancanza di equilibrio in questa foto? Magari non contestarla ma nemmeno pedissequamente magnificarla in quanto foto d’autore. 

Una foto storta possiamo accettarla, amarla, odiarla, quello che non dovremmo fare è giudicarla come se ci fosse un solo modo per vederla. Concetto che vale per tutte le fotografie.

Come la gestiamo dunque una foto storta. Intanto dicendo che dipende dal soggetto. Se il soggetto non è l’orizzonte allora che sia storto potrebbe non importare, oppure potrebbe essere storto per volontà dell’autore (Martin Parr docet). 

Una cosa mi pare ovvia, al di là del gusto personale un mare o un orizzonte storto risultano innaturali, anche quelli di Capa. Le foto storte possono piacere ma sono storte, non sono una rappresentazione della realtà ma sua interpretazione.

Quindi pontificare teorie assolutiste in fotografia è una perdita di tempo perché la fotografia non risponde a criteri, a calcoli, a prove provate. 

Certo esistono molte regole per creare un senso comune ma se ci attenessimo tutti a quei ragionamenti creeremmo solo cloni e cliché, foto tutte uguali.

Siate liberi quindi.

Vi piacciono storte? Ok. 

Vi piacciono dritte? Idem. 

Se chiedete un giudizio su un’immagine non propriamente ortodossa dovrete essere in grado di accettare anche una stroncatura, sempre che sia supportata da un ragionamento. Generalmente non le gradisco neanche io ma qualcuna l’ho volutamente fatta forse perché ne vedevo il senso.

Mi sovviene un pensiero di Claudio Sabelli Fioretti che diceva che purtroppo c’è la brutta abitudine o il tentativo da parte di qualcuno di imporre stupide teorie approfittando del fatto che la gente non ha il coraggio di dire che sono stupide per paura di far la figura dell’ignorante.

Robert Capa

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