Editoriale-febbraio 2025
Editoriale a cura di Enzo Pertusio – Less is More
Febbraio 2025
Una tappa del nuovo Fotocampionato avrà come titolo indicativo: Less is more.
Quale migliore occasione per affrontare il tema del minus, tanto caro a molti.
Van der Rohe profetizzava, ancor prima del suo ingresso al Bauhaus, una chiara missiva, poi divenuta ecumenica, secondo cui sottrarre significa giungere al midollo dell’essenzialità.
Anche il minimalismo americano del dopoguerra consolidò questa filosofia che, però, ebbe la sua genesi e il suo momento apicale con il razionalismo funzionale di Walter Gropious, il deus ex machina del Bauhaus.
Si trattava di razionalizzare l’arte riducendo l’utilizzo dei materiali alla pura funzionalità.
La storia dimostra, ciclicamente, come la perdita di elementi compositivi possa ricondurre la forma all’essenza di tutto.
Anche la storia giapponese non è rimasta immune al fascino della sottrazione. Sugimoto, poeta del silenzio e del tempo infinito, e Masao ne sono esempli emblematici.
Yamamoto Masao, in questa tensione verso l’essenziale, non si limita a privare semplicemente l’immagine di elementi ma li toglie per rivelare e naturare l’indispensabile. E non solo.
Masao esprime il concetto del wabi-sabi, uno spazio interstiziale, una filosofia estetica che celebra la bellezza nell’imperfezione.
Così, mentre il razionalismo europeo tendeva a disciplinare la forma per adattarla alla funzione, la sottrazione giapponese aspira ad un’armonia spirituale: un equilibrio tra pieno e vuoto. Il vuoto, nell’estetica giapponese, è una presenza carica di significato.
Insomma, parlare di concettualizzare in fotografia attraverso l’esaltazione di pochi elementi, lasciando nuda l’idea o la narrazione, significa sfrondare tutte le eccedenze che nulla aggiungono alla radice del senso della fotografia.
Meno è meglio. Quasi sempre.